In concomitanza con il cinquantenario della pubblicazione dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI, San Bonaventura informa ha proposto – da aprile al presente numero - la rubrica “Humanae vitae 50 anni dopo", per comprendere i vari risvolti del documento.
Dopo le riflessioni di Orlando Todisco (OFMConv), Oreste Bazzichi e Domenico Paoletti (OFMConv), la rubrica propone il contributo di Giulio Cesareo (OFMConv), docente di Trinitaria.
«L’anniversario della pubblicazione dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI è un’occasione propizia da vari punti di vista. L’uscita del documento, infatti, fu marcata dalla questione “pillola sì, pillola no” e in questo modo il vero cuore del messaggio del documento è rimasto spesso un po’ ai margini nei dibattiti, nelle presentazioni e negli approfondimenti, anche da parte di chi sosteneva l’insegnamento di Paolo VI.
Ma anche queste reazioni, se lette con libertà e distacco, magari appunto cinquanta anni dopo, ci permettono di fare delle considerazioni non solo sull’insegnamento del magistero ma anche sul modo in cui nella Chiesa e nella società esso è recepito. Non possiamo infatti dimenticare che la comunicazione è sempre una sinergia tra almeno due soggetti: chi offre il messaggio e chi lo riceve. […]
La ricezione del documento, infatti, è stata in gran parte mediata da agenti comunicativi non ecclesiali - i media del tempo – che erano fondamentalmente interessati a realizzare lo scoop: la Chiesa autorizzerà la contraccezione sì o no?
La presa di posizione di Paolo VI cioè è stata presentata come un’indicazione anzitutto giuridica, legale, come se il cuore del messaggio dell’enciclica fosse appunto l’autorizzazione a usare la pillola o altri mezzi anticoncezionali». (G.C.)
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